La questione dei prezzi dei medicinali di classe C.
(primavera 2004-giugno 2005)
        Si discute molto in questi giorni del prezzo dei medicinali di classe C (cioè quelli non rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale).
        Il costo della vita è aumentato in modo insopportabile, e così non si può ammettere che alcuni medicinali che riteniamo indispensabili per la nostra salute siano tanto cari o siano cresciuti di prezzo in modo vertiginoso.
        In realtà, il problema dei prezzi dei medicinali di fascia C è alquanto complesso, e ci sono alcuni elementi importanti da considerare:
1) i farmaci rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale diminuiscono sempre più di prezzo, in base all'introduzione di nuovi criteri per il calcolo del prezzo (vedi revisione del prontuario, DM 27-9-02) e in base al sistema dei prezzi di riferimento, che per i medicinali di cui è scaduto il brevetto scatena una spietata concorrenza basata sull'applicazione del prezzo più basso.
Le ditte farmaceutiche cercano quindi di recuperare mediante i medicinali di classe C l'utile che hanno perduto per i farmaci di classe A.
2) le ditte farmaceutiche che hanno nel tempo conquistato una buona fetta di mercato mediante investimenti in informazione medica e pubblicità, basata sulle qualità del prodotto, tendono a mantenere prezzi alti o ad aumentarli. Ora tuttavia è in vigore il blocco dell'aumento dei prezzi fino a gennaio 2007, in seguito alle disposizioni del DL 87/05 (Decreto-Legge Storace).
Questo vale sia per i medicinali che richiedono i pazienti in modo autonomo, perchè influenzati da esperienze precedenti, consigli e pubblicità, sia per i medicinali soggetti a prescrizione medica. Per questi medicinali, in seguito alle nuove disposizioni (DL Storace), il paziente non è più vincolato dalla scelta del medico, ma può richiedere al farmacista che gli venga fornito un medicinale equivalente di prezzo inferiore, sulla base di apposite liste di trasparenza allestite dall'Agenzia Italiana del Farmaco.
3) i farmaci di classe C hanno una valenza nel campo della salute soggettivamente molto importante per il paziente che li deve acquistare, ma non in assoluto (tutti i farmaci "importanti" e "salvavita", sono rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale).
In effetti, anche se il paziente non è in grado di considerare comparativamente l'importanza di medicinali diversi, alcuni prodotti (farmaci e non, come ad esempio integratori dietetici e alimentari, prodotti dermocosmetici etc.) che il paziente assume secondo le proprie esigenze di salute e che trova di prezzo elevato, sono in realtà un  "lusso" che il produttore si fa pagare profumatamente.
4) la possibilità da parte dei pazienti di accedere ai medicinali senza obbligo di prescrizione direttamente senza passare dal medico giustifica per le ditte nei confronti degli utenti (e dei farmacisti) prezzi più alti.
I farmaci di libera vendita, poichè devono corrispondere alle necessità di una automedicazione sicura, sono medicinali a dosi ridotte (quindi con una maggiore incidenza di costi di confezionamento e distribuzione), e includono parzialmente il costo della consulenza del farmacista (invece che quella del medico).
5) per lungo tempo per legge i prezzi dei medicinali sono stati fissi e uguali in tutte le farmacie. Questo per evitare fenomeni commerciali e di concorrenza che potrebbero andare a discapito della salute del cittadino: basti pensare che chi vive in un piccolo comune, magari in montagna, dovrebbe avere le stesse opportunità di curarsi, ed allo stesso prezzo, di chi vive in una grande città.
    In seguito al Decreto-Legge Storace (87/05), i prezzi dei medicinali senza obbligo di prescrizione possono ora essere soggetti ad uno sconto variabile, praticato su base volontaria dal farmacista, fino al 20% del prezzo. Tuttavia i prezzi all'origine non sono diminuiti, quindi il farmacista ha spazi molto ristretti per operare in proprio delle riduzioni di prezzo (sconti).
6) l'uso dei medicinali equivalenti (generici o specialità-copia) potrebbe consentire un risparmio consistente. Il farmacista è sempre disponibile per cercare gli equivalenti e segnalare i prezzi più bassi: è disponibile ad impiegare il suo tempo a dare tutte le spiegazioni del caso, anche se spesso il paziente non si fida, o non riconosce la confezione.
        Le liste del Ministero faciliteranno il compito del farmacista e daranno a tutti i cittadini la certezza della equivalenza tra i medicinali.
        Comunque la competenza, l'esperienza e la responsabilità del medico hanno il loro valore, quindi spesso il paziente non rinuncia a quanto gli è stato prescritto, specie se se lo può permettere.
        Infine, quando il medico prescrive il generico, perché (solo in Italia succede) deve indicare la ditta produttrice e non il solo nome del principio attivo?

        Il Ministro della Salute
nella figura del dottor Sirchia, è intervenuto a maggio del 2004 inviando una lettera alle ditte produttrici, minacciandole di costringerle per legge a ridurre il prezzo di quei medicinali che sono aumentati più del tasso di inflazione, se non avessero compiuto spontaneamente un "dietrofront" dei prezzi eccessivi.
        Ma la "lobby" degli industriali del farmaco è molto forte: i prezzi dei farmaci non sono sostanzialmente diminuiti; i minacciati provvedimenti non sono stati adottati.
        Al cambio della guardia, il neo ministro Storace ha subito adottato un provvedimento rivoluzionario, ma nei confronti dei farmacisti, e non dei prezzi all'origine: una vera e propria picconata alla farmacia, alla costruzione normativa che ne regola l'esercizio professionale.

        Comunque, rivolgetevi con fiducia al vostro farmacista, saprà consigliarvi anche nel rispetto delle ... vostre tasche.

maggio 2004, aggiornato a giugno 2005.
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